- Definizione e caratteristiche
L’angioedema ereditario da deficit di C1-inibitore è una malattia rara (prevalenza 1/50000). È causata da mutazioni del gene per il C1-inibitore (C1-INH), una proteina presente nel circolo sanguigno coinvolta nella risposta alle infezioni, nella guarigione delle ferite e nella coagulazione.
Esistono due tipi di angioedema ereditario da deficit di C1-inibitore. Nel tipo I, più frequente, vi è una ridotta quantità della proteina, nel tipo II sono presenti livelli normali di C1-inibitore che però non funziona. Si trasmette dai genitori malati ai figli (50% di probabilità), ma vi sono anche dei casi di nuove mutazioni cioè di pazienti che non hanno genitori affetti.
La malattia si manifesta con episodi ripetuti di gonfiore localizzato (edema) del sottocute o delle mucose, non pruriginoso che dura dai 2 ai 5 giorni. Le sedi più spesso interessate sono il volto, le mani o i piedi, i genitali, il tratto gastrointestinale e, meno frequentemente, le alte vie respiratorie.
La gravità della patologia è molto variabile da paziente a paziente; vi sono casi asintomatici e forme gravi con attacchi frequenti, disabilitanti e potenzialmente mortali (se coinvolgono le vie respiratorie) causa di notevoli ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti. Nella maggior parte dei casi i primi sintomi si manifestano entro i 20 anni.
Gli attacchi di angioedema addominale, sono di solito molto dolorosi, spesso confusi con altre patologie (gastrite, colon irritabile, dismenorrea, ecc.) e i pazienti talora sottoposti a procedure chirurgiche non necessarie tra cui, in particolare, l’appendicectomia.
La manifestazione in assoluto più grave, sebbene rara, è l’edema laringeo o orofaringeo (lingua, ugola) poiché, se non trattato subito, può provocare la morte per asfissia.
- Diagnosi e diagnosi differenziale
L’angioedema ereditario deve essere sospettato nei pazienti che presentano episodi ricorrenti di gonfiore senza orticaria (pomfi, cute arrossata o prurito), della durata superiore a 12-24 ore che non risponde alla terapia con antistaminici e cortisonici, soprattutto in presenza di familiari con sintomatologia simile. Il sospetto deve essere confermato con esami di laboratorio.
Si utilizza, come primo test, il dosaggio del C4 una proteina che risulta diminuita, praticamente in tutti i pazienti (98-99%). La diagnosi è confermata dal dosaggio del C1-inibitore che risulta ridotto. In una minoranza di pazienti con C4 ridotto e livelli normali di C1-INH, è necessario misurare l’attività della proteina (dosaggio funzionale del C1-inibitore). Questo esame richiede una particolare conservazione del prelievo e viene eseguito in laboratori specializzati. Uno screening della patologia è indicato in tutti i familiari di un soggetto affetto anche se asintomatici. Il dosaggio del C1-inibitore è molto utile per confermare o escludere l’angioedema ereditario anche nel primo anno di vita pertanto va sempre eseguito nei figli di genitori affetti.
La diagnosi differenziale è con l’angioedema allergico (es. da farmaci, alimenti) in cui sono presenti anche pomfi pruriginosi (orticaria/angioedema) e con il gonfiore persistente del volto o delle mucose (labbra, gengive) su base infiammatoria (es. granulomatosi oro-facciale).
- Terapia
L’obiettivo del trattamento dell’angioedema ereditario è evitare la mortalità e prevenire o risolvere, prima possibile, gli attacchi acuti di angioedema.
Questo angioedema non risponde ad antistaminici, cortisonici e adrenalina. I pazienti devono essere seguiti presso un centro di riferimento. La terapia prevede farmaci degli attacchi acuti e per la loro prevenzione. Per prevenire gli attacchi acuti di angioedema bisogna cercare di identificare fattori scatenanti rappresentati da infezioni (es. cavo orale, tratto gastrointestinale e respiratorio), traumi, stress emotivi ed alcuni farmaci (es. ACE inibitori, estrogeni). Tutti i pazienti dovrebbero avere a disposizione un farmaco efficace nel risolvere gli attacchi acuti di angioedema da assumere ai primi sintomi per fermare la progressione dell’attacco.
Ad oggi le possibilità di terapia per questa patologia si sono arricchite di diversi farmaci molto efficaci somministrabili per via endovenosa o sottocutanea anche dal paziente stesso dopo addestramento.
Una terapia continuativa deve essere considerata in tutti i casi in cui il paziente ha un elevato numero/severità/durata degli attacchi con impedimento delle proprie attività quotidiane.
Alcune procedure medico-chirurgiche quali intubazioni, endoscopie, procedure ginecologiche sono a rischio di scatenare un attacco di angioedema così come le situazioni stressanti (es. esami, eventi negativi familiari, viaggi ecc). Per evitare questa eventualità vi sono dei trattamenti che si somministrano prima della procedura e, in alcune circostanze, vengono proseguiti alcuni giorni dopo. Inoltre è necessario che tutti i pazienti abbiano a disposizione, dopo un intervento chirurgico, due dosi di un trattamento per attacchi acuti.
È fondamentale aumentare la conoscenza di questa malattia che per le sue caratteristiche (ereditarietà, imprevedibilità degli attacchi, deformazione fisica, dolore e invalidità fino al rischio di morte) provoca un impatto molto negativo sulla vita dei pazienti affetti e dei loro familiari. Inoltre la sua scarsa conoscenza, anche tra gli operatori sanitari, comporta spesso un ritardo nella diagnosi e dunque nell’inizio di cure adeguate volte a migliorare la qualità di vita dei pazienti.
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IRCCS Humanitas, Rozzano (MI)