DERMATITE DA CONTATTO – I TATUAGGI
La pratica dei tatuaggi, che ha origini remote, rappresenta una tecnica di decorazione della cute. Vengono utilizzati aghi che permettono di iniettare nella pelle gli inchiostri che rimangono in sede in maniera permanente. Esistono anche tatuaggi temporanei che durano solo alcune settimane e che, solitamente, si servono di un metodo di applicazione e di sostanze differenti.
Sono in aumento i soggetti che si sottopongono a questa pratica (in Italia circa il 7% degli adolescenti ha almeno un tatuaggio) e contestualmente aumentano le complicanze: allergie, infezioni e altre lesioni cutanee. Le infezioni possono essere in sede di applicazione del tatuaggio manifestandosi spesso con presenza di pus oppure possono, seppur molto raramente, interessare l’intero organismo come avviene se l’ambiente di lavoro non rispetta le adeguate condizioni igieniche necessarie. Le allergie rappresentano la complicanza più frequente e sono dovute ai pigmenti contenuti negli inchiostri. Si manifestano come arrossamenti localizzati, vescicole, ispessimenti della pelle accompagnati da prurito e possono insorgere subito dopo il tatuaggio o anche dopo alcuni anni. Gli inchiostri possono contenere sostanze in grado di dare reazioni allergiche come il nichel, utilizzato per dare il colore rosso, il cromo per il colore verde, il cobalto per il blu, il mercurio ed altre ancora. Persino i tatuaggi temporanei all’hennè possono essere responsabili di allergie. E questo accade quando l’hennè, utilizzato di solito per i tatuaggi fatti in spiaggia, contiene come additivo un colorante, la para-fenilendiamina il cui uso è permesso soltanto come tintura per capelli e non come sostanza da applicare sulla pelle.
Per verificare se si è già allergici ai pigmenti o agli additivi dei tatuaggi sarebbe necessario, prima di sottoporsi a questa procedura, eseguire semplici test allergologici come il patch test che ci permettono quasi sempre di verificare una sensibilizzazione a queste sostanze.
Maddalena Vacca
DERMATITE DA CONTATTO – TINTURE PER CAPELLI
Le tinture per capelli rappresentano oggi una della fonti più note di sensibilizzazione cutanea di tipo allergico con eventuale successiva evoluzione in forme di dermatite. Sebbene si configuri principalmente come una malattia professionale, la dermatite da contatto secondaria ad esposizione a tinture per capelli, ha oggi assunto un ruolo principe anche per molti soggetti che preferiscono effettuare la tinture al proprio domicilio sia su loro stessi che nei confronti di altri soggetti.
Quasi tutti i coloranti permanenti sono tinture per ossidazione, cioè composti che richiedono la miscelazione con un agente ossidante prima dell’uso. La parafenilendiamina (PPD) è il colorante più utilizzato sia per la sua capacità di donare lucentezza alle tinture che per l’elevata resistenza ai lavaggi, permettendo così una lunga durata della colorazione.
La PPD rappresenta la causa principale di reazioni cutanee in questo ambito con manifestazioni che si possono evidenziare immediatamente dopo l’esposizione al prodotto o anche a distanza di alcune ore sino a giorni. Un recente studio ha evidenziato come sino al 4% dei soggetti esposti a tinture per capelli sviluppi successivamente una forma di dermatite, facendo così posizionare la dermatite da tinture per capelli ai primi posti nelle forme allergiche cutanee.
Sebbene la maggior parte delle manifestazioni immediate sia fortunatamente limitata alle aree cutanee esposte all’agente (cuoio capelluto, volto, palpebre, collo e mani) con manifestazioni di lieve entità come prurito, orticaria e lieve gonfiore; in rari casi sono state evidenziate anche reazioni più gravi come asma e anafilassi (reazione potenzialmente letale).
Le reazioni definite ritardate (che avvengono a distanza di ore o anche giorni dopo l’esposizione) si manifestano invece sotto forma di formazioni di piccole bolle cutanee, prurito e sensazione di intenso bruciore accompagnata da arrossamento della cute. Quest’ultima forma è molto comune in soggetti che fanno frequente uso di prodotto contenenti PPD come i parrucchieri. Un’ulteriore via tramite la quale ci si può sensibilizzare nei confronti della PPD è rappresentata dai tatuaggi contenenti henné dato che spesso le tinture contengono elevate concentrazioni di PPD.
Per verificare un’eventuale allergia da contatto alle tinture per capelli è raccomandata una valutazione allergologica con applicazione di patch test (cerotti che vengono applicati sul dorso dei pazienti e che vengono rimossi dopo 48 – 72 ore).
Nel caso in cui si evidenzia un’allergia alle tinture, in base ai risultati della visita e dei patch-test, la raccomandazione è di evitare le tinture che contengono sostanze verso cui il soggetto si è sensibilizzato e si possono provare delle tinture alternative contenenti paratoluendiamina solfato (anche questa sostanza però può a volta determinare delle reazioni, per cui la scelta deve essere fatta in maniera accurata). Per i parrucchieri o altre categorie professionali in cui non si può evitare la sostanza, la raccomandazione è indossare dispositivi di protezione individuale in modo da non venir a contatto con la sostanza.
Corrado Campochiaro