Negli ultimi decenni la gestione terapeutica della dermatite atopica ha compiuto passi da gigante.
Grazie alla ricerca è stato possibile studiare e riconoscere i meccanismi molecolari implicati nella patogenesi della malattia. Tali scoperte hanno permesso l’identificazione di nuovi target molecolari, con il conseguente sviluppo di nuovi farmaci.
Tutti questi farmaci sono estremamente sicuri e non hanno un effetto immunosoppressore, bensì immunomodulante. Per poter essere oggi prescrivibili essi hanno superato nei decenni passati tutte le fasi di studio clinico e sono stati dunque approvati sia dall’autorità europea (EMA) che da quella italiana (AIFA).
Pertanto attualmente abbiamo a disposizione farmaci con target molecolare dall’elevata efficacia, che possono essere utilizzati per casi selezionati in cui i pazienti hanno delle forme più gravi di DA e non riescono ad ottenere un buon controllo della malattia nonostante seguano rigorosamente le indicazioni del medico specialista relativamente alla terapia topica, e nei quali la terapia steroidea sistemica e/o quella con ciclosporina sistemica e/o la fototerapia sono risultate inefficaci o controindicate o non tollerate.
Ogni paziente ha caratteristiche diverse e uniche, pertanto è fondamentale personalizzare l’approccio terapeutico e ritagliare la terapia su misura per ogni specifico soggetto che lo specialista si trova di fronte. Fortunatamente i pazienti che necessitano di tali terapie sono una minoranza tra i casi di quelli affetti da DA.
Si tratta in particolare di farmaci della classe degli anticorpi monoclonali, anche detti “biologici”, come dupilumab, tralokinumab, lebrikizumab e di farmaci appartenenti alla categoria degli inibitori delle Janus chinasi (JAK) quali upadacitinib, abrocitinib e baricitinib.
Nel caso dei farmaci biologici, si tratta di terapie che prevedono una somministrazione sottocute tramite iniezioni con cadenza bisettimanale o mensile. Inoltre, dopo una prima fase in cui le somministrazioni vengono eseguite in ambiente ospedaliero, previo training del paziente e/o di chi lo assiste, il farmaco può essere proseguito a domicilio.
Per quanto riguarda i JAK-inibitori invece, si tratta di farmaci che vengono somministrati sotto forma di compresse per via orale, l’assunzione di tali compresse è quotidiana.
Prima dell’inizio della terapia può essere richiesta l’esecuzione di alcuni esami tramite prelievo ematico. In alcuni casi è necessario il controllo di determinati parametri ematochimici con cadenza periodica nel corso della terapia. È necessario inoltre essere in regola con il calendario vaccinale, con particolare attenzione ai pazienti pediatrici.
I farmaci monoclonali hanno indicazione e approvazione AIFA nei pazienti con età superiore ai 12 anni, solo nel caso di dupilumab dai 2 anni di età (in particolare dai 12 anni è già prevista la rimborsabilità, mentre dai 2 anni si è ancora in attesa di un accordo). I farmaci inibitori della Janus chinasi (JAK) sono invece indicati dai 18 anni di età.
Tra gli effetti collaterali legati alle nuove terapie i più comuni per gli anticorpi monoclonali sono riferibili a reazioni in sede di iniezione (rossore, prurito, gonfiore, dolore, livido), congiuntivite, herpes labiale, eosinofilia (aumento della conta delle cellule eosinofile all’emocromo), artralgie. Le reazioni avverse comuni dei farmaci JAK-inibitori sono le infezioni delle alte vie respiratorie, acne, herpes simplex, nausea, cefalea, alterazione di alcuni valori ematochimici come ipercolesterolemia, iper-transaminasemia, aumento degli enzimi muscolari, neutropenia.
Nel caso in cui si verificasse uno o più di tali effetti collaterali, sarà cura dello specialista monitorarne il decorso e valutare, in base alla gravità, l’eventuale sospensione temporanea o definitiva del farmaco.
In caso di inefficacia e/o effetti collaterali con uno di questi farmaci, è possibile lo switch terapeutico, ovvero il passaggio ad un altro dei farmaci descritti.
Ad oggi queste terapie, quando intraprese, possono essere proseguite a vita, dal momento che non sono attualmente disponibili dati su un’eventuale sospensione a lungo termine.
La dermatite atopica ha pertanto visto nei tempi più recenti un cambiamento radicale in termini di possibilità terapeutiche, ovvero di armi a nostra disposizione per il trattamento delle forme più gravi. Ricordiamo infine che si tratta di farmaci dal costo estremamente elevato, per i quali tuttavia il nostro sistema sanitario nazionale garantisce ad oggi la completa gratuità per il paziente.
Medico in formazione specialistica in Allergologia e Immunologia Clinica – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia