Recensione a cura di: Giulia Costanzo, Giovanni Paoletti – Allergologia ed Immunologia Clinica, Policlinico Universitario di Monserrato.
Le malattie autoinfiammatorie sistemiche (MAIS) sono un gruppo eterogeneo di patologie rare legate a mutazioni genetiche che alterano i meccanismi dell’immunità innata. Tali patologie si presentano prevalentemente nel sesso femminile, esordendo spesso in età fertile. Le manifestazioni cliniche delle MAIS, inoltre, necessitano frequentemente impostare un adeguato trattamento con farmaci monoclonali. La possibilità che la paziente intraprenda o abbia il desiderio di una gravidanza pone dei dubbi, legati alla sicurezza dell’uso in gravidanza di questa tipologia di farmaci. Frequentemente i farmaci monoclonali sono sconsigliati in gravidanza, più per mancanza di informazioni che per un rischio effettivamente verificato. Tra farmaci più utilizzati figurano gli anti TNF-alfa che devono però essere sospesi entro la trentesima settimana di gestazione.
In questo scenario, l’inibitore dell’interleuchina 1 (IL-1), Anakinra, inizialmente approvato nel 2001 per l’artrite reumatoide, è stato successivamente utilizzato nelle MAIS, cambiandone radicalmente la storia naturale, impattando positivamente sul controllo dei sintomi e migliorando la qualità della vita dei pazienti affetti. A causa della base genetica, della ciclicità dei sintomi e della terapia sine die delle MAIS, molti pazienti non riescono a sospendere l’uso di tali farmaci prima del concepimento o durante la gravidanza. Nonostante un decennio di uso clinico degli inibitori dell’IL-1 (Anakinra, Canakinumab e Rilonacept), pochi dati sono stati raccolti sul loro uso in gravidanza e allattamento, sia per la rarità della malattia sia poiché i soggetti in gravidanza sono normalmente esclusi dai trials clinici. Tuttavia, le MAIS possono avere potenzialmente effetti deleteri sulla fertilità e sull’esito della gravidanza tendendo a recidivare dopo la sospensione dei farmaci anti-IL1 e, d’altra parte, la gestazione è generalmente sconsigliata alle pazienti con MAIS trattate con farmaci la cui sicurezza in gravidanza non sia dimostrata.
Tra le MAIS, per esempio, la febbre mediterranea familiare non controllata è associata ad aumento degli aborti, nascite pretermine, basso peso alla nascita e riduzione della fertilità maschile con oligo-azospermia dovuta all’amiloidosi testicolare.
Lo studio retrospettivo multicentrico condotto da Youngstein et al., ha raccolto i dati delle madri (età, sindrome autoinfiammatoria, il farmaco e la durata del trattamento con inibitori dell’IL-1), delle gravidanze (anamnesi ostetrica, la durata della gravidanza e il parto), dei neonati (punteggio di Apgar, il peso alla nascita, anomalie congenite, la crescita e l’allattamento al seno), ha valutato per la prima volta l’uso in gravidanza del Canakinumab e ampliato la casistica sull’uso di Anakinra in gravidanza. Inoltre, sono stati analizzati anche i dati sull’esposizione paterna ai farmaci inibitori IL-1.
Sono state individuate 43 gravidanze in corso di trattamento con inibitori dell’ IL 1 che comprendevano: 14 in corso di terapia con Canakinumab (8 donne) e 29 in terapia con Anakinra (23 donne).
Dal confronto dei dati emerge una confortante evidenza sull’uso di Anakinra e Canakinumab nel preconcepimento, gravidanza e allattamento. È stato infatti riportato un solo caso di un nascituro maschio con anomalie congenite, la cui madre era affetta da Morbo di Still dell’adulto in fase attiva. Lo screening prenatale, in questo feto, ha identificato una neuroipofisi ectopica che ha causato un deficit di GH e la presenza di rene singolo (secondo caso in letteratura con anomalie renali in seguito all’ esposizione ad Anakinra).
In conclusione, da questo studio è emerso che l’uso di Anakinra e Canakinumab appare sicuro ed efficace sia nel preconcepimento in individui di sesso maschile e femminile in trattamento con inibitori di IL-1, sia durante la gravidanza e allattamento.
Rimane da chiarire il possibile incremento dell’ incidenza di anomalie renali durante trattamento con Anakinra, suggerendo l’utilità di un adeguato counselling preconcezionale.