I patch test sono esami di approfondimento diagnostico che possono essere richiesti da parte di medici specialisti nel sospetto di dermatite allergica da contatto (DAC).

Tale sospetto viene posto sulla base dei dati clinici e anamnestici raccolti nel corso della visita e la conferma o l’esclusione si possono avere tramite l’esecuzione di questi test epicutanei.

I risultati di tale esame permettono di fare diagnosi differenziale tra dermatite allergica da contatto (DAC), dermatite irritativa da contatto (DIC) e altre forme di dermatiti eczematose, come la dermatite atopica

I patch test consistono nell’applicazione, solitamente in sede dorsale, di cellette contenenti le sostanze da testare (dette apteni) e applicate tramite cerotti (patch). I cerotti devono essere mantenuti in sede per almeno 48 ore. Al termine di questo periodo di tempo, si procede alla rimozione dei cerotti e alla lettura del risultato da parte del medico specialista. In alcuni casi è utile una seconda lettura fino a 7 giorni dopo l’applicazione.

Durante la lettura viene valutata l’eventuale comparsa di segni quali eritema, edema (gonfiore), essudazione, vescicole e croste, ai fini di attribuire un valore da negativo (—) in caso di assenza di queste manifestazioni, a dubbio (+/-), fino a positivo (+–, ++-, +++) in caso di riscontro della loro presenza.

Le serie di allergeni da testare sono approvate dall’agenzia italiana del farmaco (AIFA).

Esistono infatti diverse serie di apteni che possono essere testate, sulla base del sospetto clinico-anamnestico. Solitamente viene testata la serie di apteni definita Standard della Società italiana di Dermatologia allergologica professionale e ambientale (SIDAPA), che include gli apteni con i quali più comunemente si entra a contatto quotidianamente, tramite es. creme, profumi, shampoo, detergenti, ammorbidenti, tinture per capelli, bigiotteria, guanti, capi di abbigliamento ecc..

Un’eventuale positività ci permette di porre diagnosi di DAC, tuttavia sempre solo in presenza di una correlazione con la storia clinica del paziente.

In seguito a tale diagnosi vengono fornite le adeguate informazioni relativamente alle sostanze da evitare e ai prodotti da controllare, a seconda delle positività riscontrate.

In alcuni casi selezionati lo specialista, dopo il riscontro dell’esito positivo del patch test, può porre diagnosi di malattia professionale, in caso di allergia da contatto a una sostanza alla quale il lavoratore viene esposto sul luogo di lavoro (es. nel caso di parrucchieri per cui esiste una serie di apteni specifica dedicata).

Anche gli specialisti ortopedici e odontoiatri possono richiedere, in casi altrettanto selezionati sulla base della storia clinica dei pazienti, una valutazione specialistica per l’esecuzione di patch test di serie specifiche. Ciò ai fini di escludere un’allergia da contatto a materiali che possono essere utilizzati per gli impianti protesici.

Esistono alcune controindicazioni all’esecuzione del patch test, ovvero la recente esposizione solare intensa, motivo per cui l’esecuzione dei test è solitamente sconsigliato nel periodo estivo, recente terapia ultravioletta, terapia in cronico con immunosoppressori, poiché tutte queste situazioni potrebbero inficiare il test e dare dei falsi negativi. Si sconsiglia l’esecuzione del test anche durante fasi attive di dermatite, gravidanza e allattamento.