La rinite professionale è una patologia infiammatoria del naso caratterizzata da sintomi intermittenti o persistenti come ostruzione nasale, rinorrea, prurito e starnutazione e ipersecrezione nasale la cui causa principale può essere attribuita a un ambiente lavorativo specifico e non deriva da fattori esterni all’ambiente di lavoro. Si può associare alla congiuntivite con comparsa anche di eritema congiuntivale, lacrimazione e prurito oculare.

Questa patologia condivide larga parte de processi patofisiologici con l’asma professionale con la quale è strettamente correlata.

L’esposizione ad agenti professionali come epiteli animali o farine, costituisce uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie allergiche respiratorie lavorative.

La nuova definizione di rinite professionale, come riportata all’inizio, pone l’accento sulla relazione causale  tra l’esposizione a fattori lavorativi e l’insorgenza dei sintomi, al contrario di quanto avviene nella rinite esacerbata da fattori lavorativi nella quale vi è una preesistente condizione patologica nasale.

Si conoscono diverse forme di rinite professionale che possono essere suddivise in forme allergiche e non allergiche.

Nelle forme allergiche la rinite è causata da una reazione di ipersensibilità immuno-mediata di tipo IgE o raramente non IgE mediato. Questo quadro clinico è caratterizzato dallo sviluppo di sintomi nasali dopo esposizione a specifici agenti professionali che compaiono dopo un periodo di latenza, necessario per il processo di sensibilizzazione. La forma allergica IgE-mediata può essere causata da un’ampia gamma di prodotti ad alto peso molecolare come glicoproteine di origine vegetale ed animale ed a basso peso molecolare come Sali di platino, coloranti e anidridi acide.

La forma più diffusa di rinite professionale è senza dubbio quella IgE mediata da esposizione ad agenti vegetali ed animali. L’esposizione lavorativa a determinate sostanze come farine di granaglie, epiteli animali, lattice, caffè, cacao, frutta e verdura, prodotti ittici e lattice (nei sanitari), è considerata una delle cause principali di rinite lavorativa di tipo allergico.

Lavoratori come i panettieri, addetti alla processazione alimentare, contadini, veterinari, allevatori, lavoratori di componenti elettronici e carpentieri, sono soggetti particolarmente a rischio per lo sviluppo di rinite occupazionale. Ma c’è anche evidenza di alta prevalenza di questa patologia nei parrucchieri e addetti alle pulizie, esposti simultaneamente ad agenti irritanti e sensibilizzanti.

Secondo alcuni studi l’esposizione a sostanze come la nicotina e la presenza di atopia rappresentano un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo di rinite professionale.

Le riniti professionali non allergiche possono essere dovute a fenomeni di tipo irritativo; in questi casi, invece, non si assiste ad un periodo di latenza prima che si manifestino i sintomi clinici.

Fanno parte di questo sottogruppo la sindrome reattiva da disfunzione delle alte vie aeree (RUDS) nella quale i sintomi possono manifestarsi dopo una singola esposizione ad alte concentrazioni di agenti irritanti (es. cloro) o quadri clinici scatenati da esposizioni ricorrenti ad agenti irritanti come la formaldeide, le cosiddette riniti professionali indotte da irritanti.

Una di queste forme è la rinite corrosiva. Questa rinite può portare a infiammazione persistente delle mucose nasali e addirittura esiti come ulcerazione e perforazione del setto. Gli agenti causali più frequenti sono i composti a base di cromo.

Una corretta e dettagliata storia clinica è cruciale per la diagnosi di rinite professionale. L’anamnesi lavorativa deve comprendere nel dettaglio le mansioni svolte, la descrizione delle aree di lavoro ed adiacenti a queste, l’utilizzo di materiali o la sostituzione recente di materiali e le norme igieniche utilizzate sul posto di lavoro. Lo scopo della raccolta anamnestica è quello di stabilire la corretta relazione temporale tra le mansioni e l’insorgenza dei sintomi. Fondamentale inoltre, è il fenomeno arresto-ripresa, cioè l’assenza di sintomi al cessare dell’attività lavorativa e la ripresa di questi non appena si ricomincia a lavorare.

La dimostrazione di un meccanismo IgE-mediato per allergeni professionali può essere ottenuta mediante skin prick test o ricerca di IgE specifiche sieriche. Anche in questo caso i test allergometrici presentano numerosi limiti a causa della mancanza di estratti diagnostici disponibili e standardizzati in commercio, specialmente per quanto riguarda i composti a basso peso molecolare.

Il gold standard per la diagnosi di rinite professionale è rappresentato dal test di provocazione nasale che può essere eseguito sia in laboratori attrezzati in condizioni controllate o sul luogo di lavoro in condizioni naturali.

Oltre alla diagnosi di rinite professionale, deve essere escluso anche un possibile coinvolgimento delle basse vie aeree. La valutazione deve essere svolta con opportuni strumenti come questionari, test di funzionalità respiratoria e dosaggio dell’NO esalato.

La crescente consapevolezza delle strette interazioni tra alte e basse vie aeree ha messo in luce l’importanza dei sintomi clinici della rinite professionale. Infatti l’asma e la rinite professionale sono strettamente correlate ed un’alta prevalenza di rinite è stata osservata nei soggetti affetti da asma occupazionale. Inoltre la rinite professionale è un fattore di rischio per lo sviluppo di asma.

L’approccio terapeutico a questo tipo di rinite non differisce dagli altri tipi di rinite infiammatoria di tipo allergico e non allergico. Trovano un largo impiego antistaminici per uso sistemico e topico e corticosteroidi di tipo topico che risultano altamente efficaci. Tuttavia l’impiego della terapia non va mai preferito all’evitamento dei fattori scatenanti una volta che questi siano stati correttamente individuati.

La gestione della rinite occupazionale ha due obiettivi principali: ridurre al minimo l’impatto dei sintomi clinici sul paziente e prevenire lo sviluppo di asma. Pertanto la strategia terapeutica deve includere una serie di misure ambientali finalizzate ad evitare il contatto con l’agente causale.

 

La rinite professionale è una patologia infiammatoria del naso caratterizzata da sintomi intermittenti o persistenti come ostruzione nasale, rinorrea, prurito e starnutazione e ipersecrezione nasale la cui causa principale può essere attribuita a un ambiente lavorativo specifico e non deriva da fattori esterni all’ambiente di lavoro. Si può associare alla congiuntivite con comparsa anche di eritema congiuntivale, lacrimazione e prurito oculare [1].

Questa patologia condivide larga parte de processi patofisiologici con l’asma professionale con la quale è strettamente correlata.

L’esposizione ad agenti professionali come epiteli animali o farine, costituisce uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie allergiche respiratorie lavorative.

La nuova definizione di rinite professionale, come riportata all’inizio, pone l’accento sulla relazione causale  tra l’esposizione a fattori lavorativi e l’insorgenza dei sintomi, al contrario di quanto avviene nella rinite esacerbata da fattori lavorativi nella quale vi è una preesistente condizione patologica nasale [2].

Si conoscono diverse forme di rinite professionale che possono essere suddivise in forme allergiche e non allergiche.

Nelle forme allergiche la rinite è causata da una reazione di ipersensibilità immuno-mediata di tipo IgE o raramente non IgE mediato. Questo quadro clinico è caratterizzato dallo sviluppo di sintomi nasali dopo esposizione a specifici agenti professionali che compaiono dopo un periodo di latenza, necessario per il processo di sensibilizzazione. La forma allergica IgE-mediata può essere causata da un’ampia gamma di prodotti ad alto peso molecolare come glicoproteine di origine vegetale ed animale ed a basso peso molecolare come Sali di platino, coloranti e anidridi acide.

La forma più diffusa di rinite professionale è senza dubbio quella IgE mediata da esposizione ad agenti vegetali ed animali. L’esposizione lavorativa a determinate sostanze come farine di granaglie, epiteli animali, lattice, caffè, cacao, frutta e verdura, prodotti ittici e lattice (nei sanitari), è considerata una delle cause principali di rinite lavorativa di tipo allergico [3-5].

Lavoratori come i panettieri, addetti alla processazione alimentare, contadini, veterinari, allevatori, lavoratori di componenti elettronici e carpentieri, sono soggetti particolarmente a rischio per lo sviluppo di rinite occupazionale. Ma c’è anche evidenza di alta prevalenza di questa patologia nei parrucchieri e addetti alle pulizie, esposti simultaneamente ad agenti irritanti e sensibilizzanti.

Secondo alcuni studi l’esposizione a sostanze come la nicotina e la presenza di atopia rappresentano un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo di rinite professionale [3, 4].

Le riniti professionali non allergiche possono essere dovute a fenomeni di tipo irritativo; in questi casi, invece, non si assiste ad un periodo di latenza prima che si manifestino i sintomi clinici.

Fanno parte di questo sottogruppo la sindrome reattiva da disfunzione delle alte vie aeree (RUDS) nella quale i sintomi possono manifestarsi dopo una singola esposizione ad alte concentrazioni di agenti irritanti (es. cloro) o quadri clinici scatenati da esposizioni ricorrenti ad agenti irritanti come la formaldeide, le cosiddette riniti professionali indotte da irritanti [6].

Una di queste forme è la rinite corrosiva. Questa rinite può portare a infiammazione persistente delle mucose nasali e addirittura esiti come ulcerazione e perforazione del setto. Gli agenti causali più frequenti sono i composti a base di cromo.

Una corretta e dettagliata storia clinica è cruciale per la diagnosi di rinite professionale. L’anamnesi lavorativa deve comprendere nel dettaglio le mansioni svolte, la descrizione delle aree di lavoro ed adiacenti a queste, l’utilizzo di materiali o la sostituzione recente di materiali e le norme igieniche utilizzate sul posto di lavoro. Lo scopo della raccolta anamnestica è quello di stabilire la corretta relazione temporale tra le mansioni e l’insorgenza dei sintomi. Fondamentale inoltre, è il fenomeno arresto-ripresa, cioè l’assenza di sintomi al cessare dell’attività lavorativa e la ripresa di questi non appena si ricomincia a lavorare.

La dimostrazione di un meccanismo IgE-mediato per allergeni professionali può essere ottenuta mediante skin prick test o ricerca di IgE specifiche sieriche. Anche in questo caso i test allergometrici presentano numerosi limiti a causa della mancanza di estratti diagnostici disponibili e standardizzati in commercio, specialmente per quanto riguarda i composti a basso peso molecolare.

Il gold standard per la diagnosi di rinite professionale è rappresentato dal test di provocazione nasale che può essere eseguito sia in laboratori attrezzati in condizioni controllate o sul luogo di lavoro in condizioni naturali.

Oltre alla diagnosi di rinite professionale, deve essere escluso anche un possibile coinvolgimento delle basse vie aeree. La valutazione deve essere svolta con opportuni strumenti come questionari, test di funzionalità respiratoria e dosaggio dell’NO esalato.

La crescente consapevolezza delle strette interazioni tra alte e basse vie aeree ha messo in luce l’importanza dei sintomi clinici della rinite professionale. Infatti l’asma e la rinite professionale sono strettamente correlate ed un’alta prevalenza di rinite è stata osservata nei soggetti affetti da asma occupazionale. Inoltre la rinite professionale è un fattore di rischio per lo sviluppo di asma [7].

L’approccio terapeutico a questo tipo di rinite non differisce dagli altri tipi di rinite infiammatoria di tipo allergico e non allergico. Trovano un largo impiego antistaminici per uso sistemico e topico e corticosteroidi di tipo topico che risultano altamente efficaci. Tuttavia l’impiego della terapia non va mai preferito all’evitamento dei fattori scatenanti una volta che questi siano stati correttamente individuati.

La gestione della rinite occupazionale ha due obiettivi principali: ridurre al minimo l’impatto dei sintomi clinici sul paziente e prevenire lo sviluppo di asma. Pertanto la strategia terapeutica deve includere una serie di misure ambientali finalizzate ad evitare il contatto con l’agente causale.

 

Bibliografia

 

  1. Moscato G, Vandenplas O, Van Wijk RG. et al.EAACI position paper on occupational rhinitis. Respir Res 10, 16 (2009).
  2. Kotz S, Lisa Pechtold L. et al. Occupational rhinitis. Allergol Select 22, 5 (2021)
  3. Slavin RG: Occupational rhinitis. Ann Allergy Asthma Immunol 2003, 90:2-6.
  4. Hytonen M, Kanerva L, Malmberg H, Martikainen R, Mutanen P, Toikkanen J. The risk of occupational rhinitis. Int Arch Occup Environ Health 1997, 69:487-90
  5. Walusiak J, Hanke W, Gorski P, Palczynski C. Respiratory allergy in apprentice bakers: do occupational allergies follow the allergic march? Allergy 2004, 59:442-50.
  6. Meggs WJ, Elsheik T, Metzger WJ, Albernaz M, Bloch RM. Nasal pathology and ultrastructure in patients with chronic airway inflammation (RADS and RUDS) following an irritant exposure. J Toxicol Clin Toxicol 1996, 34:383-96.
  7. Storaas T, Steinsvag SK, Florvaag E, Irgens A, Aasen TB. Occupational rhinitis: diagnostic criteria, relation to lower airway symptoms and IgE sensitization in bakery workers. Acta Otolaryngol 2005, 125:1211-7.