L’obesità e l’asma grave sono due condizioni mediche che possono avere un impatto significativo sulla salute e sulla qualità della vita.  Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Siamo infatti di fronte a una vera e propria epidemia globale. Per obesità si intende un eccessivo accumulo di grasso corporeo in relazione alla massa magra, in termini sia di quantità assoluta, che di distribuzione in punti precisi del corpo.  Essa è spesso misurata utilizzando l’indice di massa corporea (BMI), che tiene conto del peso e dell’altezza di una persona. Un BMI superiore a 30 è considerato obesità. Seppur il BMI ci permetta di classificarne la gravità, è importante considerare la distribuzione di massa corporea, a tal proposito poniamo un esempio: un paziente di 1,80 m di altezza, che pesa 90 kg, ma cui composizione corporale è prevalentemente a favore della massa muscolare, è nettamente diverso da un paziente della stessa statura ma con prevalenza di tessuto adiposo.

L’obesità può avere un impatto significativo sulla meccanica respiratoria, influenzando la capacità del corpo di respirare efficacemente. Quando una persona è obesa, il grasso corporeo in eccesso può accumularsi intorno al torace e all’addome, esercitando una pressione aggiuntiva sui polmoni e sul diaframma. Il diaframma è il principale muscolo coinvolto nella respirazione. Durante l’inspirazione il diaframma si contrae e si sposta verso il basso, aumentando lo spazio nei polmoni e consentendo all’aria di entrare. Tuttavia, se c’è una quantità significativa di grasso nell’addome, il diaframma potrebbe non essere in grado di spostarsi liberamente verso il basso, limitando la capacità polmonare e causando difficoltà respiratorie. Inoltre, il tessuto adiposo può comprimere i polmoni, riducendo la loro capacità di espandersi completamente. Questo può portare a una ventilazione insufficiente e a una diminuzione del volume d’aria che può essere inspirato, contribuendo alla dispnea. L’obesità può anche portare a una condizione chiamata sindrome da ipoventilazione obesità (OHS), producendo una ipoventilazione alveolare, cioè una ridotta ventilazione dei piccoli “sacchetti” d’aria nel tessuto polmonare dove avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica che porta all’ipossia e all’ipercapnia (aumento dell’anidride carbonica, non adeguatamente eliminata da un respiro efficace).

  • Come l’obesità può influenzare l’asma grave? La relazione tra asma grave e obesità è stata oggetto di interesse nella ricerca clinica, tuttavia, le interazioni esatte tra obesità e asma sono complesse e richiedono ulteriori studi per una comprensione completa. L’obesità può aumentare il rischio di sviluppare asma e, di contro, rendere l’asma esistente più difficile da controllare, può portare ad una condizione pro infiammatoria, che si ipotizza comporti un peggior controllo dei sintomi asmatici. Una review recentemente pubblicata (Ewelina Russjan) cerca di descrivere come i peptidi regolatori influenzano molti processi legati al funzionamento delle vie respiratorie e del tessuto adiposo. Adipochine come la leptina, l’adiponectina, la resistina e le meno studiate omentina, chemerina e visfatina, così come gli ormoni gastrointestinali grelina, colecistochinina, peptide-1 simile al glucagone, e neuropeptidi, tra cui la sostanza P o il neuropeptide Y, possono svolgere un ruolo significativo nel paziente asmatico con obesità.

L’asma è una condizione respiratoria cronica caratterizzata da infiammazione e restringimento delle vie respiratorie, che porta a dispnea, respiro sibilante e tosse. L’asma grave, invece, è una forma più complessa, pluricomorbida e sistemica che può essere difficile da controllare anche con farmaci ai dosaggi massimali.  Se da una parte si vede un’associazione tra obesità come fattore di rischio per l’asma grave, ancora poco si sa sul ruolo dell’asma nell’incidenza dell’obesità.

In conclusione, l’obesità è un fattore importante da considerare nella diagnosi e nella gestione dell’asma severa dal momento che può rendere più difficile la diagnosi dell’asma a causa di sintomi respiratori sovrapposti, come dispnea e respiro sibilante. Dall’altra parte l’asma nei soggetti obesi tende ad essere più grave. L’obesità, inoltre, è associata a uno stato di infiammazione cronica che è stato collegato a condizioni quali l’insulino-resistenza, il diabete di tipo 2, la malattia del fegato grasso non alcolica ed aterosclerosi. Sia i mediatori cellulari dell’immunità che le molecole di segnalazione pro-infiammatoria sono perturbati nell’obesità, per cui la perdita di peso può contribuire a migliorare il controllo dell’asma e la risposta al trattamento.

  • Cosa posso fare se ho obesità ed asma grave? È importante lavorare con il tuo medico per sviluppare un piano di gestione completo. Questo potrebbe includere modifiche allo stile di vita, come migliorare l’alimentazione (se riscontri difficoltà cerca di lavorare su questo obbiettivo in collaborazione con un professionista della nutrizione) ed aumentare l’attività fisica in modo graduale e moderato, preferendo la combinazione di attività cardiovascolare e di rinforzo muscolare (il tessuto muscolare incrementa il metabolismo basale quindi la quantità di calorie giornaliere bruciate).  È poi di fondamentale importanza l’aderenza del paziente nel seguire attentamente il piano di trattamento prescritto per l’asma grave, che include terapie farmacologiche mirate ed individualizzate, ed adottare misure per evitare i trigger dell’asma.

L’obesità e l’asma grave sono due condizioni mediche che possono avere un impatto significativo sulla salute e sulla qualità della vita.  Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Siamo infatti di fronte a una vera e propria epidemia globale. Per obesità si intende un eccessivo accumulo di grasso corporeo in relazione alla massa magra, in termini sia di quantità assoluta, che di distribuzione in punti precisi del corpo.  Essa è spesso misurata utilizzando l’indice di massa corporea (BMI), che tiene conto del peso e dell’altezza di una persona. Un BMI superiore a 30 è considerato obesità. Seppur il BMI ci permetta di classificarne la gravità, è importante considerare la distribuzione di massa corporea, a tal proposito poniamo un esempio: un paziente di 1,80 m di altezza, che pesa 90 kg, ma cui composizione corporale è prevalentemente a favore della massa muscolare, è nettamente diverso da un paziente della stessa statura ma con prevalenza di tessuto adiposo.

L’obesità può avere un impatto significativo sulla meccanica respiratoria, influenzando la capacità del corpo di respirare efficacemente. Quando una persona è obesa, il grasso corporeo in eccesso può accumularsi intorno al torace e all’addome, esercitando una pressione aggiuntiva sui polmoni e sul diaframma. Il diaframma è il principale muscolo coinvolto nella respirazione. Durante l’inspirazione il diaframma si contrae e si sposta verso il basso, aumentando lo spazio nei polmoni e consentendo all’aria di entrare. Tuttavia, se c’è una quantità significativa di grasso nell’addome, il diaframma potrebbe non essere in grado di spostarsi liberamente verso il basso, limitando la capacità polmonare e causando difficoltà respiratorie. Inoltre, il tessuto adiposo può comprimere i polmoni, riducendo la loro capacità di espandersi completamente. Questo può portare a una ventilazione insufficiente e a una diminuzione del volume d’aria che può essere inspirato, contribuendo alla dispnea. L’obesità può anche portare a una condizione chiamata sindrome da ipoventilazione obesità (OHS), producendo una ipoventilazione alveolare, cioè una ridotta ventilazione dei piccoli “sacchetti” d’aria nel tessuto polmonare dove avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica che porta all’ipossia e all’ipercapnia (aumento dell’anidride carbonica, non adeguatamente eliminata da un respiro efficace).

  • Come l’obesità può influenzare l’asma grave? La relazione tra asma grave e obesità è stata oggetto di interesse nella ricerca clinica, tuttavia, le interazioni esatte tra obesità e asma sono complesse e richiedono ulteriori studi per una comprensione completa. L’obesità può aumentare il rischio di sviluppare asma e, di contro, rendere l’asma esistente più difficile da controllare, può portare ad una condizione pro infiammatoria, che si ipotizza comporti un peggior controllo dei sintomi asmatici. Una review recentemente pubblicata (Ewelina Russjan) cerca di descrivere come i peptidi regolatori influenzano molti processi legati al funzionamento delle vie respiratorie e del tessuto adiposo. Adipochine come la leptina, l’adiponectina, la resistina e le meno studiate omentina, chemerina e visfatina, così come gli ormoni gastrointestinali grelina, colecistochinina, peptide-1 simile al glucagone, e neuropeptidi, tra cui la sostanza P o il neuropeptide Y, possono svolgere un ruolo significativo nel paziente asmatico con obesità.

L’asma è una condizione respiratoria cronica caratterizzata da infiammazione e restringimento delle vie respiratorie, che porta a dispnea, respiro sibilante e tosse. L’asma grave, invece, è una forma più complessa, pluricomorbida e sistemica che può essere difficile da controllare anche con farmaci ai dosaggi massimali.  Se da una parte si vede un’associazione tra obesità come fattore di rischio per l’asma grave, ancora poco si sa sul ruolo dell’asma nell’incidenza dell’obesità.

In conclusione, l’obesità è un fattore importante da considerare nella diagnosi e nella gestione dell’asma severa dal momento che può rendere più difficile la diagnosi dell’asma a causa di sintomi respiratori sovrapposti, come dispnea e respiro sibilante. Dall’altra parte l’asma nei soggetti obesi tende ad essere più grave. L’obesità, inoltre, è associata a uno stato di infiammazione cronica che è stato collegato a condizioni quali l’insulino-resistenza, il diabete di tipo 2, la malattia del fegato grasso non alcolica ed aterosclerosi. Sia i mediatori cellulari dell’immunità che le molecole di segnalazione pro-infiammatoria sono perturbati nell’obesità, per cui la perdita di peso può contribuire a migliorare il controllo dell’asma e la risposta al trattamento.

  • Cosa posso fare se ho obesità ed asma grave? È importante lavorare con il tuo medico per sviluppare un piano di gestione completo. Questo potrebbe includere modifiche allo stile di vita, come migliorare l’alimentazione (se riscontri difficoltà cerca di lavorare su questo obbiettivo in collaborazione con un professionista della nutrizione) ed aumentare l’attività fisica in modo graduale e moderato, preferendo la combinazione di attività cardiovascolare e di rinforzo muscolare (il tessuto muscolare incrementa il metabolismo basale quindi la quantità di calorie giornaliere bruciate).  È poi di fondamentale importanza l’aderenza del paziente nel seguire attentamente il piano di trattamento prescritto per l’asma grave, che include terapie farmacologiche mirate ed individualizzate, ed adottare misure per evitare i trigger dell’asma.

Bibliografia

  • Document Global Initiative for Asthma (GINA) – 2023 update. https://ginasthma.org/wp-content/uploads/2023/07/GINA-2023-Full-report-23_07_06-WMS.pdf
  • “Obesity and asthma.” Journal of Allergy and Clinical Immunology 115.5 (2005): 897-909.
  • Shore, Stephanie A. “Obesity and asthma: possible mechanisms.” Journal of Allergy and Clinical Immunology 128.6 (2011): 1073-1078.
  • Salome, Cheryl M., et al. “Obesity and respiratory function.” Journal of Obesity 2011 (2011): 1-11.
  • Dixon AE, Holguin F, Sood A, Salome CM, Pratley RE, Beuther DA, et al. An official American thoracic society workshop report: Obesity and asthma. Proc Am Thorac Soc. 2010;7(5):325–35.
  • Russjan E. The Role of Peptides in Asthma–Obesity Phenotype. Int J Mol Sci. 2024;25(6):3213.

Dott.ssa Buscemi Agata Alba Maria Domenica

 

 

Agata Alba Maria Domenica Buscemi

About agata_buscemi

Ho avuto l'opportunità di conseguire la mia prima laurea in medicina in Colombia. Ho poi riconosciuto il titolo in Spagna e successivamente in Italia, con laurea volta all'equipollenza e discussioni di tesi svolta in patologie dermatologiche con impronta immunologica (HS).  Attualmente sto frequentato l’ultimo anno di specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università di Milano, con polo Policlinico di Milano, dove siamo formati e stimolati ad occuparci di ricerca,  partecipando come sub-investigator agli studi clinici. Il mio campo di interesse riguarda principalmente l'asma grave e le malattie polmonari interstiziali, senza trascurare un approccio il più completo possibile alla disciplina, ricca di numerosi ambiti di studio, consapevole però di dover essere in grado di dirigere il paziente verso il collega specialista che abbia più approfondito un aspetto rispetto ad un altro al fine di garantire il miglior trattamento e presa in carico.